IL MALATO IMMAGINARIO

di Molière | regia Luca Micheletti


"Le molle che animano questa nostra macchina sono oggetti troppo misteriosi per capirci qualcosa…"
Molière

IL MALATO IMMAGINARIO

di Molière

regia Luca Micheletti
da un'idea di Giacomo Colli

con Adolfo Micheletti  Argante
e con (in o. a.)
Marianna Chiaramonte  Angelica / Luisetta
Tiberio Ghitti  Bonafè / Cleante / Purgatore
Luca Micheletti / Valter Schiavone  Trasuda / Beraldo
Roberto Savoldi  Belina / Tommaso / Odoracchio
Claudia Scaravonati  Tonina

spazio Luca Micheletti
costumi Giacomo Andrico
luci e suono Stefano Bonetti
musiche originali Marc-Antoine Charpentier
altre musiche Jimmy Heath, Barney Kessel, Johnny Griffin, Nat Adderlay, Harry Edison
assistente alla regia Andrea Sola
elementi scenici Alessandro Orizio
realizzazione costumi Studio Oltremoda, Alessandra Bini
foto di scena Ezio Mereghetti, Fiorenza Stefani

produzione Compagnia teatrale I GUITTI

Ultima commedia di Molière e apice della sua opera comica, Il malato immaginario venne rappresentato per la prima volta a Parigi il 10 febbraio 1673, nella sala del Palais-Royal, sede stabile della Compagnia del Re, con Molière nel ruolo principale, quello di Argante. Questi, pur godendo di ottima salute, insiste nel ritenersi colpito da malattie e sindromi inesistenti; si circonda quindi di medici, descritti dall’autore come ciarlatani pieni di boria e portatori di strampalate teorie, capaci solo di abbindolare il povero ipocondriaco. Intorno alla grottesca mania di Argante, la girandola delle situazioni comiche canoniche: una seconda moglie (Belina) traditrice e infingarda che, facendo mostra di condividere le ansie del marito, in realtà spera che i drastici rimedi della medicina finiscano per uccidere il paziente, dal quale si aspetta una cospicua eredità; una figlia (Angelica), che tenta disperatamente di opporsi a un matrimonio combinato dal padre e da lui voluto soltanto per garantirsi in casa un genero che eserciti la professione di medico (Tommaso); una serva tuttofare (Tonina), che ricompone le folli intemperanze del protagonista, dandogli l’illusione che gli mancava: quella di poter essere medico di se stesso. Del resto, come aveva detto Don Giovanni (altro celeberrimo personaggio molièriano): «Tutta l’arte dei medici non è che una maschera». Ma Molière non ce l’ha con la medicina del suo tempo: la usa soltanto come travestimento satirico delle idee retrograde che si scagliano ottusamente contro ragione ed esperienza. Al fratello di Argante (Beraldo) il compito di incarnare lo stesso Molière, malato vero e non immaginario, che nel "gioco al massacro" del palcoscenico perderà in maniera tragicomica la sua ultima partita.


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