LA DISPUTA DI PIURO

di e diretto da Luca Micheletti


"Bello scherzetto, il libero arbitrio… Dio Padre è sempre il solito burlone."

LA DISPUTA DI PIURO

Mistero buffo

di e diretto da Luca Micheletti

personaggi e interpreti
Il Signore  Luca Micheletti
L'Angelo  Claudia Scaravonati
Tommaso Casella, ministro evangelico di Ponteggia  Adolfo Micheletti
Bernardino Cornacchia, curato di Ponteggia  Alessandro Balducci
La Fausta  Emiliana Perina
Papa Clemente VIII  Luca Micheletti
Fra Giovanni Paolo Nazario, tomista domenicano  Diego Baldoin
Giovanni Marzio, ministro evangelico di Soglio  Alberto Sarnico

musiche originali, chitarra e live electronics Roberto Bindoni
percussioni Alberto Sarnico
sax soprano e tenore Luca Micheletti
spazio e costumi Luca Micheletti
luci Roberto Lisignoli
assistente alla regia Claudia Scaravonati
elementi scenici Gianni Lisignoli
realizzazione costumi Alessandra Bini

produzione Compagnia teatrale I GUITTI / Associazione Italo-Svizzera per gli Scavi di Piuro

Il testo è pubblicato in
Luca Micheletti, Scenari di Belfort, Sedizioni, Milano, 2017.

 

L’8 marzo 1597, a Piuro, in una chiesa poi sepolta dalla grande frana, aveva inizio una celebre disputa teologica sul sacrificio della messa. Si fronteggiavano le confessioni antagoniste cattolica e riformata e in gioco c’era non solo una supremazia religiosa e la vittoria dialettica, ma un predominio d’ordine politico ed economico su terre ricche e fruttuose. Nonostante l’argomento teologico fosse fatto oggetto dello studio minuzioso di dotti espertissimi chiamati dai migliori studia, è chiaro che la disputa in sé fosse per lo più un’esibizione di eloquenza, cui la comunità locale prendeva parte con entusiasmo quasi sportivo.

Sulla struttura di un’antica rappresentazione a stazioni, con tanto di Prologo in Cielo, angeli e papi, s’innestano cellule comiche, a formare una rivista scanzonata e irriverente che racconti l’età della Controriforma come una sorta di preistoria della cultura europea; e quindi recuperi la tradizione delle farse religiose altomedievali e protomoderne, da utilizzare come modello arcaico per una narrazione che, nonostante la serietà del tema (i disputanti, gareggiando, si servono delle stesse argomentazioni usate allora), sia francamente umoristica: un parodistico e boccaccesco mistery play cristiano – ma farcito di umorismo yiddish – che ha a riferimento due esempi dell’ironia “critica” mitteleuropea come Brecht e Tabori e che mira a demistificare, attraverso la chiave satirica, come dietro i “tribunali della coscienza” debbano vedersi, in controluce, interessi materiali la cui ineffabilità non ha nulla di dogmatico. 


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