di e diretto da Luca Micheletti
"Bello scherzetto, il libero arbitrio Dio Padre è sempre il solito burlone."
L’8 marzo 1597, a Piuro, in una chiesa poi sepolta dalla grande frana, aveva inizio una celebre disputa teologica sul sacrificio della messa. Si fronteggiavano le confessioni antagoniste cattolica e riformata e in gioco c’era non solo una supremazia religiosa e la vittoria dialettica, ma un predominio d’ordine politico ed economico su terre ricche e fruttuose. Nonostante l’argomento teologico fosse fatto oggetto dello studio minuzioso di dotti espertissimi chiamati dai migliori studia, è chiaro che la disputa in sé fosse per lo più un’esibizione di eloquenza, cui la comunità locale prendeva parte con entusiasmo quasi sportivo.
Sulla struttura di un’antica rappresentazione a stazioni, con tanto di Prologo in Cielo, angeli e papi, s’innestano cellule comiche, a formare una rivista scanzonata e irriverente che racconti l’età della Controriforma come una sorta di preistoria della cultura europea; e quindi recuperi la tradizione delle farse religiose altomedievali e protomoderne, da utilizzare come modello arcaico per una narrazione che, nonostante la serietà del tema (i disputanti, gareggiando, si servono delle stesse argomentazioni usate allora), sia francamente umoristica: un parodistico e boccaccesco mistery play cristiano – ma farcito di umorismo yiddish – che ha a riferimento due esempi dell’ironia “critica” mitteleuropea come Brecht e Tabori e che mira a demistificare, attraverso la chiave satirica, come dietro i “tribunali della coscienza” debbano vedersi, in controluce, interessi materiali la cui ineffabilità non ha nulla di dogmatico.