di Eugène Ionesco
mise en espace di Luca Micheletti
"Uno stupido quadrupede...!
E feroce, per giunta... E che è sparito... che non c'è più...
Non vogliamo mica preoccuparci di un animale che non esiste, le pare?"
Eugène Ionesco
Con la sua irresistibile verve, la sua intelligenza di farseur e la sua causticità sfumatamente, elegantemente engagée, Eugène Ionesco riesce in questa famosa pièce a essere meno “assurdo” che mai, nonostante il grottesco del tema prescelto. Un’intera società vede l’avanzare di una strana epidemia in cui gli uomini si tramutano poco alla volta in rinoceronti. Simbolo originariamente dell’avanzata dei regimi totalitari, i “rinoceronti” di Ionesco si prestano facilmente ad essere indentificati con i nuovi anti-miti del progresso senza regole, della socialità telematica, della civiltà dello spettacolo ormai deterioratesi in impero dell’ego assuefatto. Nonostante la crucialità del tema, il testo mantiene un’irresistibile carica umoristica, compendiando scene pienamente comiche con caustiche trasfigurazioni del nostro quotidiano.