di Molière | regia Luca Micheletti
"Le molle che animano questa nostra macchina sono oggetti troppo misteriosi per capirci qualcosa…"
Molière
Ultima commedia di Molière e apice della sua opera comica, Il malato immaginario venne rappresentato per la prima volta a Parigi il 10 febbraio 1673, nella sala del Palais-Royal, sede stabile della Compagnia del Re, con Molière nel ruolo principale, quello di Argante. Questi, pur godendo di ottima salute, insiste nel ritenersi colpito da malattie e sindromi inesistenti; si circonda quindi di medici, descritti dall’autore come ciarlatani pieni di boria e portatori di strampalate teorie, capaci solo di abbindolare il povero ipocondriaco. Intorno alla grottesca mania di Argante, la girandola delle situazioni comiche canoniche: una seconda moglie (Belina) traditrice e infingarda che, facendo mostra di condividere le ansie del marito, in realtà spera che i drastici rimedi della medicina finiscano per uccidere il paziente, dal quale si aspetta una cospicua eredità; una figlia (Angelica), che tenta disperatamente di opporsi a un matrimonio combinato dal padre e da lui voluto soltanto per garantirsi in casa un genero che eserciti la professione di medico (Tommaso); una serva tuttofare (Tonina), che ricompone le folli intemperanze del protagonista, dandogli l’illusione che gli mancava: quella di poter essere medico di se stesso. Del resto, come aveva detto Don Giovanni (altro celeberrimo personaggio molièriano): «Tutta l’arte dei medici non è che una maschera». Ma Molière non ce l’ha con la medicina del suo tempo: la usa soltanto come travestimento satirico delle idee retrograde che si scagliano ottusamente contro ragione ed esperienza. Al fratello di Argante (Beraldo) il compito di incarnare lo stesso Molière, malato vero e non immaginario, che nel "gioco al massacro" del palcoscenico perderà in maniera tragicomica la sua ultima partita.