LA SERVA PADRONA

da Carlo Goldoni | regia Nadia Buizza


"Una vena resistente di malinconia, una sottile tessitura di ripiegata nostalgia…"

LA SERVA PADRONA

o La donna vendicativa

da Carlo Goldoni
regia e drammaturgia Nadia Buizza

con Adolfo Micheletti Ottavio
e con (in o. a.)
Calogero Arrigo Fernando
Diana Manea Corallina
Luciano Micheletti Arlecchino
Stefano Micheletti Fulgenzio
Alberto Pistacchia Lelio
Erika Renai Rosaura
Alberto Sarnico Trappola

scene e costumi Luca Micheletti
elementi scenici Maurizio De Antoni
realizzazione scene Luigi Casermieri, Liliana Confortini
realizzazione costumi Alessandra Bini

produzione Compagnia teatrale I GUITTI

L’intreccio di questa intrigante commedia goldoniana è continuamente rimesso in discussione dai maneggi di Corallina, serva scaltra e determinata, di fronte ai raggiri della quale sembra soccombere, soggiogato, il padrone di casa, Ottavio, iroso e intemperante, ma con lei capace di arrendevolezze inattese. La figlia di Ottavio, Rosaura, intanto, innamorata del suo Florindo, coltiva il suo giovane sogno a dispetto della serva gelosa, che, tormentata per l’amore non corrisposto, concerta la sua elaborata vendetta: quella di far sposare Rosaura al taccagno e irascibile Lelio, per avere Florindo soltanto per sé. Arlecchino, l’altro servitore di casa, osserva ironico. Sarà Ottavio infine che, con determinazione e ormai senza più tentennamenti, riprenderà saldamente nelle mani ciò che pareva perduto per sempre: il timone della sua casa e dei suoi affetti. Corallina (come Mirandolina, del resto) è l’immagine scenica di una volontà di potere costruita con arte: raccorda le sue trame, le aggroviglia, le domina, certa di poter sovrastare gli uomini e gli eventi. Quella che cerca è una vendetta ben motivata da una delusione amorosa, certo, ma la tenacia quasi feroce con cui viene perseguita fa di lei un personaggio chiuso, buio e senza riscatto. A riportare le sorti della commedia entro bordi di mediana compostezza, entro le coordinate del buon senso e dell’onesto vivere ci pensa Ottavio, il protagonista maschile, che appartiene appunto a quella schiera di personaggi che riflettono il sano concetto delle cose e del mondo che lo stesso Goldoni abbraccia. Si intuisce che sotto i difettacci e le male parole, ha un’anima fertile, produttiva di buoni sentimenti. Spirito realistico e graffio moralistico sono sostenuti da una schietta e vitale comicità che come in tutte le commedie goldoniane non è disgiunta però da “una vena resistente di malinconia, una sottile tessitura di ripiegata nostalgia”.


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